giovedì 27 gennaio 2011

Dimostrazione aritmetica

Cari amici della Contemporanea, cari amici di tutto il teatro,

siccome ci siamo stancati delle semplificazioni che vanno per la maggiore ( quanti sprechi nella cultura! , la cultura non si mangia! , basta con gli interventi a pioggia! Basta con l’assistenzialismo di stato! e via dicendo) abbiamo provato a compilare una piccola dimostrazione aritmetica, rinunciando alle argomentazioni consuete e necessarie, ma che evidentemente non convincono nessuno di quelli che non vogliono essere convinti se non da fatti che non possono negare.

Allora prendiamo uno dei soggetti che dal 1983 viene assistito dallo stato, che ha certamente beneficiato di interventi a pioggia e che ha contribuito per ventotto anni a sprecare il denaro pubblico producendo spettacoli teatrali: la Contemporanea, per esempio (ma lo stesso ragionamento si potrebbe fare per altre imprese dello spettacolo e della cultura, nei settori più disparati).

Prendiamo come termine di riferimento l’ultimo anno contabilizzato, il 2010, anno nel quale la Contemporanea ha ricevuto dallo Stato, dopo due anni di tagli consecutivi, 362.250 euro.

Per vedere come li ha utilizzati, insieme agli incassi degli spettacoli che sono la maggior parte dei nostri proventi, dobbiamo prima dare conto della dimensione economica in cui ci muoviamo, cioè del numero di persone, di giornate lavorative e della quantità di compensi che sono stati erogati nel corso del 2010. Ecco i numeri che corrispondono a quanto è attestato nel nostro bilancio civilistico e nel nostro rendiconto al Ministero per i Beni Culturali:


Numero contratti col personale stipulati nell’annualità 38

Numero principali fornitori di materiali e servizi 13

Giornate lavorative artisti 1821

Giornate lavorative tecnici 1579

Compensi corrisposti agli artisti 432.344

Compensi corrisposti ai tecnici 321.448


Su questo personale e su questi compensi sono stati pagati i seguenti oneri sociali:


Oneri sociali pagati nell’annualità;

Enpals 213.743

Inps 18.700

Inail 11.868

Totale oneri sociali 244.311




Su tutta l’attività svolta e fatturata dalla Contemporanea sono state pagate le seguenti imposte, alcune delle quali attengono direttamente alla nostra società, altre sono quelle pagate per conto dei nostri lavoratori, ma provengono comunque dall’attività promossa dalla Contemporanea e confluiscono allo stesso modo delle prime nelle casse dello stato:



Imposte pagate nell’annualità

Iva come da fatturato 100.131

Irpef sui dipendenti 101.748

Ritenuta acconto sui professionisti 61.413

Irap 27.570

Ires 22.104

Addizionali regionali 5.573

Addizionali comunali 1.346

Vigili del fuoco 12.000

Totale imposte pagate nell’annualità 329.885


A questo punto avrete capito dove voglio arrivare: se sommiamo il totale degli oneri sociali pagati dalla Contemporanea nel 2010 al totale delle imposte pagate nello stesso anno a vario titolo, abbiamo la ragguardevole (per noi) cifra di 574.196 euro. Abbiamo scoperto in questo modo, facendo la differenza con il contributo dello stato, che attraverso la nostra attività non solo lo stato recupera lo “spreco” iniziale, ma gode di un saldo positivo di 211.946 euro.


Totale oneri sociali + Imposte 574.196 –

Totale contributo statale 362.250 =


Saldo a favore dello stato 211.946


Confesso che ho sempre avuto la certezza di questo meccanismo virtuoso, ma mettere in fila le cifre e vedere il risultato mi ha fatto una certa impressione. Soprattutto se a queste nude cifre si aggiunge il fatto che , come per ogni attività, anche per la Contemporanea esiste un indotto, fornitori che lavorano e consumano, aziende che intrecciano la loro attività con la nostra, alberghi, treni, aerei che si giovano dei nostri spostamenti, teatri che vengono tenuti in funzione grazie anche alla nostra attività, spettatori che si muovono per venirci a vedere, ristoranti che ospitano noi e loro, giornalisti che si occupano della nostra attività, ecc. ecc.

Che cosa voglio dimostrare con tutto questo? Che per uscire dall’angolo in cui ci hanno messo e ci siamo messi con le nostre mani per stanchezza e per mancanza di orgoglio intellettuale, dobbiamo darci la certezza del nostro diritto a vivere come organismi economicamente e culturalmente utili alla società, rimandando al mittente le parole d’ordine che ci vogliono far sentire tollerati e assistiti.

1 commento:

  1. Hai ragione Fioravante e fai proprio bene a porre questa ragione nei perimetri della logica e dell'aritmetica. Chi lavora con passione ed onestà nel "settore" cultura vive quotidianamente la positività del suo operato. Ma poichè ormai si bruciano le etiche e le estetiche in vampate di banalità comunicate come spot pubblicitari, è giusto disseminare cose certe e comprensibili sul tavolo della comunicazione e delle trattative.Abbiamo bisogno di accendere un contagio... far transitare meglio e di più l'informazione sul nostro lavoro perchè tanta altra gente capisca che la bellezza.. fa bene! Annalisa Carrara

    16 febbraio 2011 03:00

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